Ep. #10 – E tu di che generazione sei? Generazioni a confronto – SPECIALE

Questa è la prima puntata della nostra nuova rubrica speciale, Pillole di Innovazione dal pianeta Generazione Z Una volta al mese io che appartengo alla …

Questa è la prima puntata della nostra nuova rubrica speciale,

Pillole di Innovazione dal pianeta Generazione Z

Una volta al mese io che appartengo alla Generazione X, mi siedo al tavolo con mio figlio Niccolò, che invece è un autentico esemplare della Generazione Z.

Ci confrontiamo, chiacchieriamo, ci sfidiamo un po’, ma soprattutto cerchiamo di capire meglio come cambia il mondo a seconda dello sguardo con cui lo osservi.

Perché diciamolo: ci sono tante, tantissime cose che cambiano da una generazione all’altra. Ma prima di iniziare, facciamo chiarezza: cosa vuol dire “generazione”?

Ma cosa vuol dire “Generazione” e chi le decide!?

Una generazione, in questo contesto, è semplicemente un gruppo di persone nate in un periodo simile e che quindi crescono in un certo ambiente culturale, sociale e tecnologico.

Ecco, questo ambiente ha un’enorme influenza su quello che siamo: su come parliamo, come comunichiamo, come lavoriamo, come ci relazioniamo con gli altri, ma anche su cosa consideriamo importante, su come viviamo l’innovazione, la tecnologia e persino le emozioni.

C’è stato un momento, nemmeno troppo lontano, in cui il termine “millennials” veniva usato come sinonimo di “giovani”.

Bastava vedere qualcuno con un cappuccio, un telefono in mano e una certa aria da ribelle, e subito: “Ecco, un millennial!”.

Così si è reso necessario trovare un altro termine per indicare quelli nati da metà degli anni ‘90 in poi, quelli cresciuti con YouTube e gli smartphone, e quel termine è Generazione Z.

Ma aspetta un attimo… prima dei Millennials chi c’era? E prima ancora?

E allora via con un po’ di storia delle generazioni.

  • I primi, in ordine temporale, sono stati i Baby Boomer, nati tra il 1946 e il 1964, cioè subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. È il periodo del boom economico, delle grandi famiglie, della TV in bianco e nero che entra nelle case.

  • Poi arrivano quelli come me, la Generazione X, nata tra il 1965 e il 1980. Noi siamo cresciuti senza internet, con le cabine telefoniche, i primi videogiochi, i walkman e il mito della libertà.
    Siamo quelli dei pomeriggi fuori casa, dei motorini truccati, dei primi computer nei corridoi di scuola.

  • Subito dopo di noi troviamo i Millennials, cioè i nati tra il 1981 e il 1996. Sono quelli che hanno vissuto la transizione: dall’analogico al digitale, dai Nokia ai primi iPhone, da MSN a Facebook.
    Molti di loro sono diventati adulti proprio mentre il mondo si riempiva di connessioni, social network, globalizzazione.

  • E infine (Fino alla prossima), ecco la Generazione Z – quella di Niccolò – formata da ragazzi e ragazze nati tra il 1997 e il 2012. Per loro il mondo digitale non è un cambiamento, è la normalità.
    Sono nati in un’epoca in cui il telefono è uno smartphone, in cui le serie TV si guardano in streaming, in cui i videogiochi sono una forma di socializzazione vera e propria, e in cui le “stories” su Instagram durano più o meno quanto la pazienza di un genitore davanti a TikTok.

E da pochi anni si parla anche di una nuova generazione: quella Alpha, nata dal 2013 in poi. I bambini di oggi, insomma, che crescono già con Alexa in casa e una connessione sempre accesa.

Ma oltre alle date, è interessante capire cosa cambia davvero tra queste generazioni.
E lo faremo proprio così: parlandone insieme, in modo leggero ma profondo, mettendo a confronto le nostre esperienze.

Io (Generazione X), ad esempio, sono cresciuta guardando i cartoni animati in TV il pomeriggio dopo scuola, aspettando l’ora giusta per “Bim Bum Bam”.

Niccolò, invece, può decidere in ogni momento cosa vedere, quando e su quale piattaforma.

Io ascoltavo musica registrandola dalle cassette, Niccolò ha Spotify e si crea playlist da solo.

Io andavo in edicola a comprare riviste per sapere le ultime su cinema e musica, lui va su YouTube o TikTok.

Siamo diversi?

Sì. Ma è proprio qui il bello:
capirci per conoscerci meglio.

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